Presso gli antichi egizi la scrittura geroglifica si diffuse a partire
dal 3000 ca. a.C.
Clemente Alessandrino fu
il primo che definì hyerogliphica "lettere sacre incise" quei
segni incisi sui monumenti, i cui caratteri rappresentano oggetti facilmente
riconoscibili.
Le iscrizioni egizie sono composte da due tipi di segni:
ideogrammi e fonogrammi.
L'ideogramma richiama l'oggetto rappresentato mentre i fonogrammi rappresentano
dei suoni e non hanno relazione con la parola che descrivono.
Già dal terzo millennio a.C. gli Egizi avevano inventato una scrittura
corsiva che si adattava meglio per scrivere sul papiro. Questa scrittura,
detta ieratica, veniva usata quasi esclusivamente per i testi religiosi.
La gente comune, il popolo, usava invece una scrittura più scorrevole
e facile, denominata demotica.
La scrittura geroglifica però continuò a essere usata soprattutto per
le iscrizioni incise sui monumenti anche per la sua funzione decorativa.
Come carta da scrivere veniva usato in questo periodo il papiro,
composto da liste sottili sovrapposte e incrociate, che venivano ricavate
dalla parte interna del fusto, tagliata longitudinalmente.
Le liste venivano poi bagnate, pressate e asciugate. Quindi venivano
raschiate con conchiglie levigate. Infine i fogli di papiro ultimati,
di lunghezza variabile tra i 15 e i 35 cm, venivano arrotolati, probabilmente
in strisce lunghe anche 8 -10 metri.
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