Nel 2040 a.C. un potente signore di Tebe,
Amenemhet, assunse il titolo di faraone e unificò nuovamente il paese,
spostando la capitale a Tebe e dando preminenza al culto del dio Ammone.
Egli pretese il giuramento di fedeltà da parte di tutti i governatori,
il cui comportamento fu sottoposto a un severo controllo, e ristrutturò
la burocrazia regia, dando vita una nuova classe
composta da scribi e amministratori.
Il potere dei faraoni da allora in poi non fu più assoluto: i nobili e
la maggioranza dei cittadini ebbero un peso maggiore nella società.
Questo cambiamento sociale generò un cambiamento radicale nella concezione
della vita dopo la morte.
Il faraone non era più il solo privilegiato ma tutti potevano anelare
ad una nuova vita ultraterrena.
Conseguenza di ciò fu l'estesione del rito della mummificazione anche
alle fasce socialmente più basse.
In questo periodo le tombe dei faraoni e della gente nobile non furono
costruite a forma di piramide, ma scavate nelle
rocce in una valle chiamata la Valle dei Re e dipinte con scene
tratte dalla vita reale del defunto.
I successori di Amenemhet ne proseguirono i programmi: il figlio,
Sesostri I, continuò la politica espansionistica in Nubia, dove costruì
delle fortezze.
Sesostri II diede stabilità alla conquista della Nubia, mentre il suo
successore Sesostri III istituì un esercito permanente e suddivise il
regno in tre unità geografiche, ognuna controllata da un ufficiale sottoposto
direttamente alla supervisione del suo primo ministro.
I sovrani della XIII dinastia furono più deboli dei loro predecessori
e negli ultimi anni dovettero competere con i sovrani rivali della XIV
dinastia e contrastare le invasioni degli Hyksos, ai quali ben presto
dovettero cedere il regno che conservarono fino alla XVI dinastia.
Poi un re tebano della XVII dinastia, Amosi I, riunificò il paese sconfiggendo
gli hyksos e distruggendo la loro capitale.
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