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LINEE GUIDA DEL DOCUMENTO
CONFERENZA TERRITORIALE SULLA SCUOLA

Assessorato Istruzione del Comune di Faenza
con i Comuni dell’Area Faentina e la Provincia


  Il presente documento è stato redatto con le seguenti collaborazioni:

- Dott. Giancarlo Cerini,
Ispettore tecnico Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia - Romagna
- Dott. Giovanni Mazzotti, Responsabile area progettazione e formazione quadri, EnAIP Emilia - Romagna
- Dott. Everardo Minardi,
Professore ordinario di Sociologia, Facoltà di Scienze Politiche, Università di Teramo
- Dott. Guido Sarchielli,
Professore ordinario di Psicologia del Lavoro, Università di Bologna
- Dott.ssa Donatella Callegari,
Assessore Istruzione del Comune di Faenza
- Dott.ssa Benedetta Diamanti,
Dirigente del Settore Cultura e Istruzione del Comune di Faenza
- Dott. Mauro Gurioli,
Consulente editoriale.
INDIETRO

 

1 LE IDEE IN MOVIMENTO: SCENARI DEL CAMBIAMENTO
NEL SISTEMA EDUCATIVO LOCALE

Faenza e il suo comprensorio si stanno affermando come centri di rinnovate connessioni urbanistiche e nodi di servizi alle persone e alle imprese. Tale centralità, che va rafforzata e consolidata, caratterizza anche il sistema formativo, sia per le peculiarità storiche dei saperi e delle vocazioni produttive, sia per la necessità di valorizzare le risorse umane e sostenere i processi di innovazione del sistema produttivo. Le tradizioni culturali del territorio, il ricco tessuto associativo, gli elevati livelli di partecipazione sono oggi messi alla prova dalle nuove sfide della società che cambia.
Le trasformazioni socio-demografiche in atto - quali l’innalzamento dell’età media della popolazione, la bassa natalità e la progressiva crescita dell’immigrazione - producono effetti sull’occupazione, sull’imprenditorialità e, in generale, sulle dinamiche sociali. Si generano, in particolare, problemi di ricambio generazionale nelle imprese, un debole accesso di leve giovanili nei settori innovativi del sistema produttivo, accompagnati da un deficit dell’offerta di lavoro per i profili occupazionali bassi.
E importante capire come si evolveranno le tendenze attuali, per poter attrezzare il sistema formativo locale in modo che riesca a fronteggiare nuove domande:

a) dal punto di vista dell’integrazione sociale e territoriale:
- la socializzazione linguistica e culturale delle persone provenienti da realtà e
culture “altre”;
- Il riassetto funzionale di unità scolastiche nel territorio;
b) dal punto di vista del passaggio dall’obbligo scolastico al mondo lavorativo:
- la riduzione della dispersione scolastica;
- l’introduzione di percorsi di accompagnamento dei giovani all’acquisizione di competenze di elevato profilo, sia per facilitare iniziative di costruzione d’impresa, sia per incrementare le opportunità di accesso all’istruzione universitaria e tecnico-superiore;
c) dal punto di vista della pertinenza e qualità dei percorsi formativi:
- la costruzione di profili professionali corrispondenti ai fabbisogni del sistema economico locale;
- la valorizzazione delle sedi della ricerca scientifica e tecnologica e delle istituzioni culturali.

Non è in gioco solo una visione utilitaristica della Formazione. Il sapere e la cultura costituiscono un diritto e un bisogno della popolazione del nostro territorio: essi sono visti come valori in sé, come strumenti per assicurare la qualità della vita delle persone e il progresso della società.
Occorre promuovere la formazione civica degli allievi, progettando e curando il clima delle scuole e delle classi, poiché esso contribuisce alla costruzione dei concetti di democrazia, giustizia, coesione sociale e tutela delle persone in difficoltà. Inoltre il clima determina il “ben-essere” della vita scolastica di studenti, insegnanti, altri operatori e in ultima istanza anche delle famiglie.
E’ necessario riflettere sull’adeguata presenza nelle scuole dei “saperi sociali”: quei saperi, universali e locali, che assicurano lo sviluppo della comunità. Le “grandi tematiche civili” (diritti, sviluppo, integrazione), sviluppate all’interno di reti sociali, possono arricchire di significato i curricoli, unitamente alle conoscenze di tipo informatico, all’utilizzo intelligente delle reti virtuali e alla padronanza delle lingue.

Il paradigma del cambiamento è la tecnologia, il cui ruolo risulta fondamentale anche nell’ambito della formazione professionale. Quest’ultima deve fornire ai giovani due nuove dimensioni:
la pro-attività la capacità di estendere autonomamente le competenze acquisite);
la creatività (la capacità di connettere le competenze settoriali, producendo nuove idee).

Compito fondamentale della scuola, da quella dell’infanzia alla scuola secondaria superiore, e garantire al giovane lo sviluppo di tutte le potenzialità e la capacità di orientarsi criticamente nel mondo. A questo fine costituiscono fattori cruciali l’apprendimento cooperativo e il metodo della ricerca.

Spesso la scuola rischia di fornire risposte frammentarie ai bisogni dei suoi diversi interlocutori, anche a causa dei confini e delle barriere che la separano dall’ambiente esterno. Per superare questi limiti, occorre ispirarsi al concetto di ecosistema formativo. Esso va inteso come sistema autoregolato, in cui i diversi attori sociali (organizzazioni, enti, istituzioni, imprese, ecc.) assumono “responsabilità reciproche” circa le politiche da sviluppare e le conseguenti azioni di implementazione.
Concepirsi attori in un sistema spinge consapevolmente le parti all’interazione, favorendo la capacità di rispondere alle esigenze del territorio, nonché l’elaborazione e diffusione di buone pratiche (best practices). L’ecosistema formativo favorisce il collegamento in rete delle organizzazioni: si tratta di una rete sociale, intenzionalmente costituita attraverso la concertazione e il dialogo, resa possibile dalle risorse e dagli strumenti di coordinamento assicurati dalle istituzioni locali. La rete sociale stimola dunque la collaborazione (eliminando ridondanze operative) e il coordinamento delle proposte formative, prevenendo conflitti di competenza anche grazie all’identificazione di standard condivisi.

Autonomia, quindi, non significa “agire per proprio conto” o “isolarsi dal contesto ambientale”: ma, piuttosto, partecipare alla costruzione di un “sistema formativo integrato”, nel quale la scuola non esaurisce tutte le opportunità educative e, pertanto, si allea con i diversi soggetti del territorio (genitori, associazioni, enti locali, terzo settore, ecc.).
In questa logica si realizza la progettazione partecipata del curricolo, che va inteso come:
a) offerta formativa progettata dell’insieme degli insegnamenti e delle attività;
b) organizzazione formativa delle discipline e dell’insegnamento;
c) Percorso formativo coerente, dai 3 ai 18 anni di età, nella prospettiva del “long life learning”.
Tale progettazione partecipata si completa con l’affermazione dell’etica del “render conto”, cioè con la documentazione dei processi, la regolazione dello sviluppo (anche attraverso l’incentivazione della ricerca) e, quindi, con la costruzione di un “sistema” (etero- e auto-) valutativo. Quest’ultimo deve essere visto come strumento di monitoraggio dell’ecosistema formativo, delle sue parti, delle sue connessioni, dei risultati ottenuti e dei comportamenti dei suoi attori, in vista del miglioramento continuo.

Una delle risorse cruciali per la qualità dell’istruzione è la professionalità dei docenti e di tutti gli operatori scolastici.
Questi si trovano a fronteggiare nuove sfide, quali:
- la crescente importanza di una mediazione culturale;
- l’emergere di nuove responsabilità, funzioni, compiti;
- la necessità di conciliare l’autonomia culturale e professionale dei singoli con la collegialità e la cooperazione.

Ciò richiede il perseguimento di un alto livello di competenze per le diverse funzioni professionali, non solo docenti. Per questo è necessario mettere in campo nuovi metodi e strumenti, quali il continuo sviluppo professionale; l’introduzione di forme di documentazione e verifica e valutazione dei percorsi formativi; la sperimentazione di modelli di certificazione delle competenze; la messa a disposizione di servizi e risorse professionali per gli operatori della scuola.

2 LA REALTÀ FORMATIVA DEL COMPRENSORIO FAENTINO:
LE DIMENSIONI DEL CONTESTO LOCALE, LE TRASFORMAZIONI IN ATTO

Faenza e il comprensorio offrono numerosi esempi di elevato sviluppo economico e sociale: nei settori agro industriale, dei nuovi materiali e del design (compresa la ceramica artistica e industriale), delle nuove tecnologie, dell’economia dei servizi.
Tali opportunità vanno prese in considerazione, da parte del sistema scolastico, anche in termini di ricaduta occupazionale indotta. Finora le relazioni tra scuola e imprese sono state condotte singolarmente, senza un’ottica di sistema: occorre interrogarsi congiuntamente sulle professionalità da formare e sull’effettiva adeguatezza di queste al mondo del lavoro.


A livello quantitativo, nel sistema formativo locale emergono alcuni dati importanti: dal 1991 al 2001 sono cresciuti i laureati e i diplomati, passando dal 27% al 36%.
E’ aumentato anche il tasso di passaggio dalla scuola media alla scuola superiore: dal 78% del 1977 al 98% del 2001 (negli ultimi cinque anni con oscillazioni che vanno dal 95% al 99%).
Nel caso della prosecuzione all’università, i dati differiscono in modo significativo in base alla scuola di provenienza: continua a studiare oltre il 90% dei diplomati ai licei classico e scientifico, ma la percentuale si riduce molto per gli iscritti ai licei linguistici (poco oltre il 40%), agli istituti tecnici (attorno al 30%) e, infine, agli istituti professionali (tra il 4% e il 20%).


Nel 2002, gli studenti faentini diplomatisi nel 1999 si trovano nella seguente condizione: il
40% sono studenti universitari; il 30% occupati instabili; il 25% occupati stabili; il 2,5% in cerca di occupazione; l’1,5% in formazione professionale.
Negli ultimi anni si registra una preoccupante diminuzione dei ragazzi di terza media che hanno deciso sicuramente di proseguire gli studi (solo il 77%).
La dispersione scolastica (respinti + ritirati) nei cinque anni delle scuole superiori faentine è assestata attorno al 10% (14% nella prima e seconda classe, rispetto al 17-18% della fine degli anni Novanta).

Le scuole faentine sono frequentate da oltre 340 alunni stranieri, provenienti da 54 diversi Paesi (principalmente dal Nord Africa, ma anche dall’Est Europa).
Le scuole superiori più frequentate dagli stranieri sono l’Istituto statale d’arte per la ceramica e l’Istituto alberghiero.


3 I PROGETTI STRATEGICI:
CONTRIBUTI PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA EDUCATIVO LOCALE

Il sistema scolastico locale deve innestarsi nel contesto evolutivo del sistema sociale e territoriale faentino, contribuendo alla sua dinamicità e flessibilità in relazione ai cambiamenti del sistema economico, alla costruzione di livelli di eccellenza in più settori, al miglioramento della qualità ambientale e dei servizi.
E perciò necessario pensare alla distribuzione dei servizi e delle opportunità per i cittadini, scuole comprese, in base alla suddivisione del territorio per circoscrizioni (a Faenza). L’edilizia scolastica dovrà svilupparsi favorendo la realizzazione degli Istituti comprensivi e, quindi, la contiguità degli edifici che ospitano la scuola dell’infanzia, elementare e media.

Faenza è sede di prestigiose istituzioni culturali e istituti di ricerca e di alta formazione: il Museo internazionale delle ceramiche, l’Istituto superiore per le industrie artistiche, l’Istituto statale d’arte per la ceramica, il CNR, l’ENEA, l’Agenzia polo ceramico, il Parco scientifico e tecnologico Centuria-Rit, il Polo agricolo di Tebano con gli enti di ricerca e servizi ad esso collegati, i corsi di laurea in Tecnologie ceramiche e in Viticoltura ed enologia.
E’ necessario capire come trasformare in sistema tale insieme di opportunità scientifiche e tecnologiche e come connetterlo alla progettazione e alla pratica del “curricolo locale”, insieme ai settori economici che caratterizzano l’economia del territorio.
Occorre rinnovare la conoscenza delle caratteristiche del territorio, delle risorse professionali e formative e della loro potenzialità di influsso sul tessuto sociale e culturale faentino.
Va inoltre intensificata l’interazione tra centri di istruzione e formazione e le strutture di ricerca e sviluppo.
Manca, attualmente, un’efficace integrazione tra mondo della scuola e del lavoro.

Anche l’introduzione dell’obbligo formativo fino ai 18 anni è un elemento fortemente innovativo, che mette alla prova l’efficacia del sistema educativo regionale.
I due sottosistemi di quest’ultimo (istruzione e formazione) sono al momento distinti, ma tra loro fortemente integrabili. Nell’espansione del diritto alla formazione potranno essere inclusi i percorsi per l’assolvimento dell’obbligo (anche in forma integrata tra formazione professionale e istruzione) e i percorsi successivi al conseguimento della qualifica. Istruzione e formazione possono cooperare dando vita a un’offerta di alto profilo per il territorio.

L’innovazione per l’eccellenza deve però procedere di pari passo con l’integrazione dei soggetti in difficoltà, che costituisce in prima istanza un fatto di civiltà.
A questo proposito il Centro di documentazione e integrazione dell ‘handicap e dello svantaggio, già operante a Faenza dal 1997, è stato individuato dall’Accordo di Programma quale Centro Risorse a valenza provinciale, per perseguire la qualità dell’integrazione, la perequazione verso l’alto degli standard dei servizi degli istituti e per documentare e diffondere la conoscenza di “buone pratiche educative”.
Non si deve tuttavia passare, per mancanza di risorse, dall’integrazione pro-attiva al puro assistenzialismo: occorre sviluppare il sistema dell’integrazione anche con interventi formativi del personale della scuola, per migliorare la capacità di fronteggiare i molteplici “bisogni educativi speciali” delle classi, con particolare riferimento a quelli espressi dagli studenti disabili o in difficoltà.

Un significativo passo in avanti per la qualità della scuola è stato fatto con l’Accordo di Programma sottoscritto dall’Amministrazione Provinciale, dall’Ufficio Scolastico Regionale, dai Comuni della Provincia e dalle Istituzioni scolastiche statali e paritarie.
Tale accordo riguarda le politiche di sviluppo del sistema formativo e definisce gli organismi per la loro gestione (Conferenza Unificata, comitato esecutivo e gruppo tecnico di lavoro) e le strutture di supporto (Osservatorio provinciale delle Politiche Scolastiche e della Formazione e Centri Risorse) necessarie per realizzare gli obiettivi dell’accordo stesso.

 

 

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