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SINTESI DEI LAVORI E
PROPOSTE DI SVILUPPO


Sala del Consiglio Comunale
“E. De Giovanni”

Residenza Municipale - Piazza del Popolo, 31

INDIETRO

 


 

PROGRAMMA

 

Venerdì 16 maggio

ore 15.30
Registrazione dei partecipanti

ore 15.45
Saluto del Sindaco di Faenza Claudio Casadio e apertura dei lavori
Presiede Emma Ponzi, Sindaco di Riolo Terme

ore 16.00
Le idee in movimento: scenari del cambiamento del sistema educativo
Interventi:
Donatella Callegari, Assessore Istruzione Comune di Faenza
Lucrezia Stellacci, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale Emilia - Romagna
Cristina Bertelli, Responsabile servizio politiche per l'istruzione e per l'integrazione dei sistemi formativi Regione Emilia - Romagna

ore 17.00
I contenuti e i problemi
Interventi:
Giovanni Mazzotti, Responsabile area progettazione e formazione quadri EnAIP Emilia - Romagna: "L'ecosistema formativo, l'integrazione delle risorse e l'innovazione. La competitività del territorio"
Guido Sarchielli, Professore ordinario di Psicologia del Lavoro Università di Bologna: "Soggetti, regole e pratiche per la qualità della formazione"

ore 18.00
Spazio aperto per il confronto. Interventi e dibattito.

ore 19.00
Chiusura dei lavori.


Sabato 17 maggio

ore 8.45
Registrazione dei partecipanti

ore 9.00
Apertura dei lavori
Presiede Donatella Callegari, Assessore Istruzione Comune di Faenza

ore 9.15
Strategie e strumenti per valorizzare e migliorare il sistema formativo locale
Intervento introduttivo:

Giancarlo Cerini, Dirigente tecnico Ufficio Scolastico Regionale Emilia - Romagna

ore 9.45
Spazio aperto per il confronto. Interventi e dibattito.

ore 11,00
Formazione, innovazione e conoscenza: testimoni a confronto
Tavola rotonda condotta da Everardo Minardi, Professore ordinario di Sociologia Università di Teramo.
Partecipano:
Nadia Simoni, Assessore Istruzione Provincia di Ravenna
Massimo Bucci, Presidente Confindustria Emilia - Romagna
Gabriele Falciasecca, Presidente ASTER Scienza Tecnologia Impresa

ore 12.00
Conclusioni a cura di Claudio Casadio, Sindaco di Faenza: "Dalla Conferenza al Patto educativo per il territorio"

 


 

 

 

 

LE IDEE IN MOVIMENTO:
SCENARI DEL CAMBIAMENTO NEL SISTEMA EDUCATIVO LOCALE

 

LE NUOVE SFIDE: CONIUGARE SOLIDARIETÀ ED ECCELLENZA

Questa è un’occasione alta di confronto e condivisione. Il documento elaborato dal gruppo di lavoro sottolinea la metodologia del confronto, è importantissimo vivere situazioni concrete come questa per sentirsi protagonisti e avere opportunità democratiche di partecipazione.
Condivido la necessità di partecipare al benessere e del recupero di un lessico pedagogico e non imprenditoriale per la scuola. Quest’ultima però non deve smarrire il suo fine: quello di essere mediatrice di cultura, per questo saprà guardare al futuro senza dimenticare il suo passato. Sapere e coscienza saranno orientati al benessere personale e comunitario, per la crescita cognitiva della persona. Va evitata la mortificazione del pensiero creativo degli individui: non si possono omologare tutti a un percorso in funzione di un ruolo prestabilito nel mondo lavorativo. Ogni disegno pedagogico designa un’autonomia, le giovani generazioni vanno stimolate alla ricerca, per lo sviluppo etico e civile del territorio. La scuola, tuttavia, non è in grado di gestire ogni modalità di conoscenza, non può garantire un accesso a tutto ciò che è conoscibile. È suo compito, invece, favorirlo. Il sistema imprenditoriale oggi richiede agilità cognitiva, intesa come possibilità autonoma di ridefinire il proprio percorso.
Le scuole del nostro territorio sembrano più in tenuta rispetto ad altre: c’è un tasso di dispersione più basso rispetto alla media regionale, un numero di laureati più alto, una migliore integrazione e distribuzione degli studenti certificati; le scuole hanno saputo rispondere bene all’innalzamento dell’obbligo scolastico: il quadro locale è globalmente positivo, ma servono sempre un impegno e un supporto alle autonomie scolastiche.
L’Accordo del maggio 2001 è stato il primo atto nella definizione di intenti co-partecipativi, seguito dal recente Accordo di programma provinciale (Ravenna) per attuare il nuovo titolo V della Costituzione. Le scuole autonome oggi hanno responsabilità che un tempo spettavano ai Comuni. Il territorio regionale ha una forte tradizione nella valorizzazione delle sue scuole e Lucrezia Stellacci (Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico) ha interpretato questo aspetto, sottolineando che la sfida è quella di coniugare solidarietà ed eccellenza, secondo la tradizione della nostra Regione, basandosi su questi principi:
• responsabilità (coerenza tra i bisogni espressi e le risposte offerte);
• integrazione (patti tra istituzioni ed enti);
• programmazione (realizzazione di servizi basata su orientamenti programmatici);
• partecipazione (condivisione tra operatori e utenti);
• imparzialità; trasparenza (etica del render conto);
• controllo (per il perseguimento della qualità).

Queste volontà sono ben espresse nel documento preparatorio, ora bisogna affrontare le sfide che si presentano e come territorio abbiamo le capacità per farlo.

Silvia Ghetti
Ufficio Scolastico Regionale Emilia Romagna

 

 

IL RUOLO DELLA REGIONE E DEGLI ENTI LOCALI PER LA QUALITÀ DELL’OFFERTA FORMATIVA

La Regione ha predisposto un progetto di legge Legge Regionale n. 12 del 30 giugno 2003), approvato in marzo dalla Giunta regionale, che dal punto di vista metodologico e temporale risulta parallelo al percorso della Conferenza di Faenza. Ora è all’esame della commissione consiliare, poi arriverà al Consiglio Regionale.
Gli spunti precedenti richiamano la comunanza tra i due percorsi: ragionare come territorio è un’idea cardine per esprimere insieme risorse e potenzialità e per offrire un’offerta formativa orientata allo sviluppo. Anche il collegamento tra saperi, sviluppo locale e qualità fa parte di questo circolo virtuoso che va alimentato attivamente. Sono importanti anche i riferimenti fatti alla dispersione: il dato regionale è migliore della media, ma questo non ci consola, è sempre troppo pesante e non solo per le risorse disperse. È un dato pesante in sé, perché ogni percorso formativo non concluso rappresenta un futuro difficile per una persona. Oggi chi resta indietro ha difficoltà più forti che in passato. Vogliamo ridurre progressivamente la dispersione ed elevare tutto il livello del sapere per accompagnare tutti al successo formativo. Ciò non significa buonismo nelle valutazioni, ma piuttosto dare opportunità a tutti i ragazzi di concludere il percorso formativo secondo il loro modo di essere e le loro aspettative. Lo slogan del progetto di legge è infatti: “Non uno di meno”.
I principi della legge si collegano a questa Conferenza e comprendono la concertazione con le parti sociali, la partecipazione più ampia della società civile, il confronto con gli studenti e il raccordo con docenti e famiglie. Le azioni messe in campo, in particolare, sono:
• l’autonomia delle istituzioni scolastiche (dal 2001); la legge Moratti trasferisce dallo Stato alle Regioni una quota del piano di studio. La Regione Emilia Romagna trasferirà a sua volta questa quota per intero alle istituzioni scolastiche, perché come Regione non vogliamo esercitare poteri che sono geneticamente propri del sistema dell’istruzione;
• il sostegno alla costruzione e realizzazione dei POF, attraverso contributi di arricchimento curricolare (integrazione con handicap e stranieri, diffusione della cultura europea nelle scuole);
• la formazione dei docenti (un intervento preciso e specifico sulla “qualità delle risorse umane”); c’è un impegno chiaro a sostenere finanziariamente l’aggiornamento, escludendo la formazione degli insegnanti in accesso, che rimane a carico dello Stato.

Nel progetto di legge sono previsti accordi territoriali come questo di Faenza. A tale proposito mi sembra significativo il titolo dell’intervento conclusivo di domani: “Dalla Conferenza al Patto educativo per il territorio”. La Conferenza ha avuto un percorso preparatorio proficuo, il Patto potrà essere una traccia programmatica coerente col progetto di legge regionale.

Cristina Bertelli
Responsabile servizio politiche per l’istruzione e per l’integrazione dei sistemi formativi Regione Emilia Romagna

 


 

 

 

I CONTENUTI E I PROBLEMI

 

L’ECOSISTEMA FORMATIVO, L’INTEGRAZIONE DELLE RISORSE
E L’INNOVAZIONE.

LA COMPETITIVITÀ DEL TERRITORIO
Oggi presentiamo il lavoro di quattro “esperti”, dell’Amministrazione Comunale e di un primo confronto con dirigenti scolastici, insegnanti, rappresentanti delle forze sociali. Per contrastare le tendenze che rischiano di ostacolare il conseguimento delle finalità socialmente condivise attribuite ai processi scolastici ed extrascolastici abbiamo recuperato la categoria di:

1. ECOSISTEMA FORMATIVO inteso come sistema autoregolato in cui i diversi attori sociali si assumono responsabilità reciproche circa programmi di azioni condivise per la crescita dei diritti di cittadinanza e di professionalità delle persone.
Per favorire la crescita della persona occorre cercare un paradigma unificante, che diventa anche obiettivo dei convergenti lavori educativi. Un paradigma che sia rispettoso delle differenze e che dia a tutti pari opportunità di successo: quello della competenza (l’intreccio di emozioni, cognizioni, abilità è capacità nelle varie fasi evolutive).
La competenza è patrimonio personale accumulato socialmente. È DIRITTO SOGGETTIVO: va quindi valorizzata anche quando sembra che la potenzialità in certi casi sia minima, addirittura nulla. Deve essere riconosciuta come valore etico; perché è legata alla persona e alla sua storia.
Dal lavoro ci viene un grande insegnamento educativo. Esso non è solo, quindi, il luogo d’esercizio della competenza, ma un ulteriore luogo che ci indica il processo di acquisizione.
Per ottenere un risultato di valore occorre un’idea, che deve essere trasformata in un progetto con l’individuazione di obiettivi reali, adottando un metodo, un’organizzazione, avendo chiari vincoli e risorse disponibili, essere centrati sulla qualità e quindi essere pronti alla valutazione e al miglioramento.
La competenza è sempre prodotto di integrazione e può compiersi solo nell’inter-azione e nel divenire (cum-petere: cercare insieme). Ma il concetto di competenza è strettamente legato anche a quello di individualità. Ci può insegnare a riconoscere i vincoli e le possibilità che intervengono nello sviluppo della progettualità individuale. Non può essere slegato, infine, da un punto di vista istituzionale ed organizzativo, perché ci aiuta a riconoscere la dimensione di influenza presente tra la globalità e l’individualità, il valore della storia, la singolarità delle persone. Le competenze non sono trasferibili proprio perché ciò che le caratterizza è il locale, connotato specificatamente all’interno della situazione in cui si evolve. Quello che si va scoprendo è come sia possibile teorizzare e ricondurre a valore ciò che si configura come unico. Ma il percorso verso la prospettiva della singolarità passa per il riconoscimento. Emerge la necessità di sostenere e valorizzare la capacità delle persone e di muoversi all’interno della propria realtà compatibilmente con le situazioni prescritte. Solo a questo punto la competenza diventa un patrimonio visibile, perché qualcuno la vista l’ha considerata l’ha restituita e l’ha concordata: è diventata cioè una risorsa.

2. L’INTEGRAZIONE DELLE RISORSE E L’INNOVAZIONE
Quali risorse servono? Quali abbiamo già a disposizione per produrre innovazione?
1. Il “volerci bene”: rispettarci e di rispettare, riconoscere se stessi e gli altri (gli allievi, i colleghi, le forze sociali, le istituzioni) come un valore, una risorsa, pur nel confronto dialettico, ma mai unilaterale, presuntuoso e arrogante, ognuno come soggetto singolo o collettivo deve far fruttare i talenti a disposizione.
2. La curiosità per l’informazione: una risorsa non è tale se non è conosciuta. Ci sono sportelli, servizi, internet, ma l’informazione deve essere semplice e quindi fruibile dal maggior numero di persone.
Un sistema educativo/formativo è centrato sulla competenza dei soggetti se mobilita le risorse nel rispetto di diversità e disuguaglianza; l’innovazione può avvenire solo se si adotta un approccio nuovo all’altro, alla persona: se non lo si considera solo utente, consumatore, ma soggetto.

3. COMPETITIVITA’ DEL TERRITORIO
La competitività, in cui crediamo, è quella che anche l’etimo ci indica: dirigersi insieme, aprirsi, scendere in campo, vincere delle sfide.
La competitività del territorio è determinata dal suo obiettivo, dalle sue regole, dalle sue modalità.

L’OBIETTIVO:
tutti i soggetti, nella loro autonomia e con il loro apporto originale, concorrono per creare le condizioni affinché tutti (specie chi è meno dotato) trovino il loro percorso di vita, siano accettati come valore, possano esercitare i loro diritti e il loro potere.

LE REGOLE:
Concertare le regole rispetto al fine: valorizzazione degli apporti specifici, accessibilità dei luoghi formativi, distribuzione dei servizi scolastici e delle informazioni, riduzione degli sprechi, aumento delle risorse.

LE MODALITA’:
Per rendere competitivo il territorio bisogna renderlo competente.
Il quadro istituzionale è stato localmente già fissato nell’accordo di programma sottoscritto dall’amministrazione provinciale, dall’Ufficio Scolastico Regionale, dai Comuni della Provincia e dalle istituzioni scolastiche e paritarie.

Giovanni Mazzotti
Responsabile area progettazione e formazione quadri ENAIP Emilia Romagna

SOGGETTI, REGOLE E PRATICHE
PER LA QUALITÀ DELLA FORMAZIONE

Tutti siamo d’accordo sul fatto che va migliorato il sistema formativo. Nelle situazioni di cambiamento come questa bisogna cogliere gli appigli cui attaccarsi per non restare senza rotta. Oltre ai richiami alle grandi finalità bisogna ricordare che parliamo sempre di persone; credo sia importante capire che se si vuole lavorare in questa direzione si deve trovare una strategia per vedere se diamo un significato condiviso alle parole. Dire che esistono patti è utile, ma non bastano definizioni giuridiche e accordi istituzionali, ci vuole un coinvolgimento personale e un’assunzione di responsabilità. Bisogna partire dal mantenere vivo uno spazio di riflessione, una agorà in cui esprimersi e rafforzare le decisioni micro. C’è l’idea che sia possibile sviluppare la competenza dal punto di vista del territorio. Bisogna considerare luci e ombre: le pratiche del territorio, la sua memoria sociale e la partecipazione non devono essere solo formali, ma anche informali. È importante e necessario, per progettare dal punto di vista territoriale, tener conto delle forze reali, che non sempre sono considerate. Non basta parlare della persona in astratto, bisogna identificare i parametri dello sviluppo personale senza strumentalismo. Le reinterpretazione dei gruppi sociali implica tener conto delle aspettative delle persone. Bisogna recuperare i diritti di base, il valore della cittadinanza. La reinterpretazione sul piano sociale e territoriale richiede comprensione della libertà di produrre livelli elevati di formazione, senza limitarsi alla produzione di profili ad hoc per le imprese.
Vi sono due scenari per il miglioramento qualitativo della formazione: quello nazionale e internazionale (gran parte di ciò che succede nei contesti della formazione oggi riguarda questo ambito) e quello della famiglia (siamo in una fase di progressiva individualizzazione, occorrono sostegni mirati alla famiglia). Il disagio psicologico è una fenomenologia nuova, che richiede azioni precise: bisogna intervenire sui problemi e non creare in astratto architetture perfette. Bisogna introdurre direttamente nei contenuti azioni legate all’identità personale e cittadina. Il dato che caratterizza i giovani è la fragilità.
Il welfare è cambiato profondamente nell’ultimo decennio ed è aumentata la vulnerabilità sociale, in termini di sofferenza latente e di disagio esplicito (vi sono nuove forme di bisogno sociale). È aumentata enormemente l’indecisione nell’orientamento, perciò è importante personalizzare i percorsi educativi e promuovere una didattica di tipo tutoriale. Qual è oggi il mandato sociale del sistema? È importante la condivisione, il sostegno alle categorie più deboli, riconoscere diritti e doveri di cittadinanza.
Per concludere vorrei richiamare alcune parole chiave emerse nei focus e nelle interviste:
• relativamente all’ecosistema nel suo complesso: territorio e mappa dell’offerta formativa; importanza dell’identità; risorse aggiuntive; legame coi giacimenti culturali presenti sul territorio; co-evoluzione e co-progettazione; obiettivi del sistema; mezzi per arrivare alla condivisione; comunicazione e immagine del sistema; trasparenza; supporti organizzativi; supporti di regolazione (Tavolo);
• relativamente alla scuola: spazi e strutture; supporti metodologico-didattici per affrontare il disagio; orientamento e sostegno psicologico; professionalizzazione degli operatori; valutazione (render conto).
Bisogna potenziare lo sviluppo, confrontandosi però con le possibilità effettive.


Guido Sarchielli
Professore ordinario di Psicologia del Lavoro, Università di Bologna

 

STRATEGIE E STRUMENTI PER VALORIZZARE
E MIGLIORARE IL SISTEMA EDUCATIVO LOCALE


La Conferenza rappresenta un impegno politico e culturale di alto valore per il territorio e può stimolare una progettualità di ampio respiro; proprio per questo non si è soffermata sull’attualità ma ha guardato anche al futuro. In questi mesi abbiamo colto una “scuola in affanno”, che si interroga sulle difficoltà quotidiane e vede il rischio di un affievolimento della proprio ruolo “pubblico”. La scuola è un “luogo” che costa, ma pensare a una sua scomparsa ci inquieta. La società sarebbe molto più “povera” e “incivile” senza una buona scuola.
Ma che cos’è una “buona” scuola ?
L’OCSE afferma che la scuola deve riaffermare una propria specifica funzione, specializzandosi verso due prospettive:
- la qualità delle relazioni sociali da promuovere a scuola (quindi, la riscoperta di una vocazione etico-sociale, di integrazione) e
- la dimensione della competenza e della capacità critica da stimolare nei ragazzi.
Solo realizzando questi obiettivi si può legittimare la richiesta di una centralità della scuola e della formazione nelle scelte politiche e finanziarie di un paese (e di una città).
Investire sulla formazione e preparare risorse umane significa, infatti, contribuire allo sviluppo del territorio e alla produttività del sistema, ma contemporaneamente garantire livelli alti di qualità della vita a tutti i cittadini. Dunque, la scuola non è solo un costo da contenere o una spesa da ridurre.
Leggendo i dati su Faenza risalta l’integrazione degli stranieri; inserire (e rispettare) i bambini di altre culture nel sistema formativo favorisce anche l’integrazione degli adulti migranti; tutto questo non può che migliorare la qualità “sociale” di un territorio.
Occorre costruire una rete ampia di soggetti (pubblici e privati, istituzionali e non), capaci di cooperare per incrementare l’investimento sul sistema formativo: è questo che la scuola si aspetta, non le riforme di ingegneria calate dall’alto; queste ultime verranno inevitabilmente attuate come un adempimento formale, un atto dovuto che non smuove partecipazione e passioni. Invece, abbiamo bisogno di un’innovazione e di uno sviluppo di tipo corale.
La chiave del successo formativo è la sinergia con le altre forze sociali. Il nostro sistema è basato sull’accoglienza e sulla capacità di inclusione. Abbiamo una vocazione di attenzione al disagio, ai più deboli.
In Emilia Romagna abbiamo tradizioni civiche virtuose, un contesto territoriale e sociale favorevole. Con il nuovo titolo V della Costituzione (legislazione concorrente delle regioni sull’istruzione) si apre una possibilità di iniziativa legislativa che può rispondere in maniera efficace alla domanda dei cittadini.
Siamo già ai primi posti nella capacità di spesa degli Enti locali per l’istruzione Un terzo delle nostre scuole ha rapporti con partner europei, abbiamo 24.000 personal computer nelle nostre scuole (1 ogni 8 studenti).
I risultati nell’apprendimento vedono sempre i nostri ragazzi sopra la media. Questa è la nostra storia e l’innovazione deve interpretarne gli aspetti migliori. Certamente ci sono anche segnali di difficoltà, come la fragilità del tessuto produttivo rispetto a livelli di competizione più alti e l’incertezza per gli scenari futuri: nuove domande di qualità che richiedono risposte di alto livello e nuove professionalità.
A Faenza operano oltre 1000 insegnanti, ma spesso non vengono ascoltati. Ci vorrebbe, per loro, un ascolto permanente, quindi l’idea di costituire un Tavolo di confronto è un’occasione da non perdere. Occorre mettere in relazione, condividere, ascoltarsi. Una delle idee migliori emerse dai focus è quella di istituire un laboratorio permanente per la ricerca e lo sviluppo del sistema formativo.
Il rischio dell’autonomia è quello di creare un’arena (ove i diversi soggetti si trovano in perenne competizione), noi invece vogliamo un’agorà (un luogo di incontro) dove ci sia il gusto dell’autogoverno e della intraprendenza solidale. Nel nostro territorio ci sono le condizioni per realizzarla.
Non si tratta solo di raccogliere realisticamente i bisogni delle imprese: investire sulla formazione (e quindi su intelligenza e competenza) serve a competere, ma anche a migliorare il sistema sociale nel suo complesso. Oggi i territori competono non solo per le imprese che ospitano, ma grazie alla loro rete di istituzioni (politiche, sociali, culturali, formative). Un territorio è un ecosistema, all’interno del quale occorre far sentire di più il “peso” della scuola.
Vi sono proposte molto concrete per questo territorio riguardo alla concertazione. Si potrebbe sperimentare un consiglio scolastico locale, o un distretto educativo per mostrare le opportunità culturali del territorio; si potrebbe irrobustire la dimensione tecnico-professionale con uno sviluppo di opportunità formative verso l’alto. La convinzione che ci siano delle virtù nel nostro territorio invita il sistema formativo a costruire alleanze, nell’ottica della rete sociale. Si può e si deve partire dalle vocazioni del territorio per affrontare con coraggio le sfide del futuro, non limitandosi alla semplice difesa dello status quo.


Giancarlo Cerini,
Dirigente tecnico Ufficio Scolastico Regionale Emilia Romagna

 

 



 

 

FORMAZIONE, INNOVAZIONE E CONOSCENZA:
TESTIMONI A CONFRONTO

 

Everardo Minardi,
PROFESSORE ORDINARIO DI SOCIOLOGIA, UNIVERSITÀ DI TERAMO

Voglio condensare il mio intervento in una frase detta ieri da un collega: “per rendere competitivo un territorio bisogna renderlo competente”. Le giovani generazioni possono diventare protagoniste dell’autoimprenditorialità, e questo significherebbe rendere il territorio competente nei suoi soggetti.
Dobbiamo chiederci come sia possibile acquisire e migliorare le competenze stesse.
Qual è il ruolo degli enti locali – oggi qui rappresentati da Nadia Simoni – in questo processo, quale tipo di regia e di integrazione possono garantire?
L’Accordo di programma recentemente siglato da tutti i Sindaci è un fatto di grande importanza in questo senso.
Nella tavola rotonda di oggi interverrà poi Massimo Bucci, che ospitiamo come presidente di Confindustria Emilia Romagna, quindi il professor Gabriele Falciasecca, che è professore ordinario alla facoltà di ingegneria e presidente di Aster, l’agenzia che la Regione ha voluto per sostenere l’innovazione.
Con questi elementi introduttivi chiedo a Nadia Simoni di illustrarci il ruolo della Provincia nel sostegno alla qualità dei nostri sistemi formativi.


Nadia Simoni,
ASSESSORE ISTRUZIONE PROVINCIA DI RAVENNA

Credo che sia fondamentale lo spirito dell’ascolto: le trasformazioni in atto lo richiedono, individuando punti di forza e criticità ed entrando nel merito degli effetti della Riforma della legge 53. Siamo in una realtà che ci prospetta buone condizioni di lavoro. Viviamo in un sistema complesso, la concertazione va sempre aggiornata rispetto agli obiettivi. Come Provincia siamo partiti con le competenze che ci sono state assegnate.
Dobbiamo aver chiari ruoli e finalità, solo così le autonomie possono diventare valori e non confini. Scuola ed enti locali si pensano dentro un sistema. Questi ultimi devono promuovere sinergie e condivisione delle strategie. Le istituzioni assumono senso nell’agire facendo sì che il sistema produca opportunità. Il primo obiettivo quindi è sempre promuovere la qualità del sistema formativo, dando la priorità all’integrazione tra gli attori. Il territorio è la sede in cui tale integrazione si realizza. Il tema della conoscenza diventa elemento vincente di competizione. La legge Bastico individua le strategie attraverso le quali questa Regione può qualificare i sistemi. Il lavoro di condivisione che abbiamo fatto con la stesura dell’Accordo è una buona base di partenza per il futuro. I patti con le imprese non bastano, dobbiamo mettere al centro del sistema il lavoro comune che ci mette nella condizione di concorrere. Oggi il termine professionalità ha un significato più ampio, anche le imprese devono mettere in campo le loro eccellenze per definirlo. Se la scommessa sono lo sviluppo e l’innovazione del nostro sistema dobbiamo avere un quadro di riferimento complessivo. Lavoreremo sull’Accordo per mettere in valore ciò che c’è e crescere insieme al sistema degli enti locali.



Massimo Bucci,
PRESIDENTE CONFINDUSTRIA EMILIA ROMAGNA

Il soggetto prioritario nel processo di innovazione è la ricerca scientifica, la capacità del sistema produttivo di allacciare rapporti e conoscere ciò che si sta facendo, conoscere l’evoluzione e trasferire questi spunti nei processi produttivi. Deve nascere l’integrazione nel territorio, come imprese dovremo lavorare in modo più stretto col mondo della scienza. Anche quest’ultima ha bisogno di un rapporto con le imprese come interlocutori. Vorrei sottolineare che l’innovazione di un territorio si basa sulla capacità imprenditoriale, ma questa dev’essere abbinata alla curiosità culturale, senza la quale una cultura legata alla conoscenza e alla competenza sarebbe sterile. È dunque la curiosità che deve portare a cercare di capire cosa succede, oltre a cosa fanno i concorrenti diretti. Non è sufficiente un’ottima competenza per avviare un processo innovativo, ci vuole consapevolezza della sua necessità. Come associazione e federazione del territorio abbiamo avviato l’esperienza di un Master dedicato ai processi innovativi, per inserire i ragazzi nelle aziende del territorio. I programmi sono stati pensati proprio per stimolare la curiosità culturale. È necessario che la scuola illustri le possibilità di apprendimento agli studenti, facendo leva su Internet, sulle lingue straniere, per creare occasioni di conoscenza sul mondo che ci circonda.
Compito della scuola è accrescere la curiosità intellettuale dei ragazzi, che la indirizzeranno poi al saper fare. Anche così un territorio potrà essere competitivo in futuro.



Gabriele Falciasecca,
PRESIDENTE ASTER SCIENZA TECNOLOGIA IMPRESA

Comincio ricordando l’accordo di programma che verrà siglato il 26 maggio 2003 per il potenziamento della rete a banda larga, con tecnologie fruibili ovunque, questo grazie alla capacità di fare sistema delle province romagnole. Ciò sarà una grossa opportunità per il sistema scolastico di usare la conoscenza in modo più efficace. La vastità della conoscenza pone però il problema della valutazione critica dei contenuti, che spesso vengono presentati in modo omogeneo. Un processo generale di formazione è importante; come Fondazione Marconi vorremmo stimolare domande e non solo dare risposte. L’ASTER è un luogo di incontro per chi fa ricerca e vuole valorizzarne l’attività. Come numero di ricercatori in Italia siamo nella media europea, ma ciò che manca è il raccordo tra i vari mondi. Bisogna stabilire progetti comuni, laboratori congiunti. La Silicon Valley è un esempio di ecosistema per l’innovazione, che coniuga competitività e collaborazione e che porta a sviluppi interessanti. Dovremmo creare anche qui collaborazioni tra le imprese. Agli operatori della scuola media superiore vorrei ricordare che i nostri ragazzi hanno poca voglia di fare gli imprenditori, cosa che invece può essere un ottimo modo di valorizzarsi come persone. Guglielmo Marconi a 21 anni valorizzava coi suoi esperimenti prima di tutto la sua personalità. Quando capì di avere in mano qualcosa di veramente innovativo lanciò il suo progetto in Inghilterra, dove c’era più interesse e dove poteva trovare il capital venture (partecipazione di un certo numero di investitori al suo progetto).

 

 


 

 


SCHEDA RIEPILOGATIVA :
OBIETTIVI E PROPOSTE

 

STRATEGIE

Comunicazione:
- Comunicare meglio le opportunità formative ai ragazzi, anche potenziando i sondaggi sugli esiti occupazionali.
- Aumentare comunicazione e collaborazione tra università, scuola, mondo del lavoro ed enti pubblici, scambiando e condividendo esperienze ed esigenze.

Qualità:
- Aumentare formazione e aggiornamento per gli insegnanti, per rimotivarli sviluppando la loro professionalità.
- Aumentare la visibilità della scuola pubblica e valorizzare le sue migliori risorse professionali, attraverso la circolazione delle idee e della cultura.
- Potenziare l’offerta di formazione permanente.
- Riconoscere maggiormente il protagonismo degli insegnanti.

Partecipazione:
- Dare un ruolo più attivo degli studenti nelle decisioni e nel dibattito sul sistema formativo locale.
- Favorire la socializzazione linguistica e culturale con l’utenza di cultura “altra” che è parte del nostro territorio.

Programmazione:
- Proporre più percorsi formativi integrati tra scuola e mondo del lavoro.
- Stimolare un ruolo “programmatorio” degli enti locali e un rapporto più attivo tra questi ultimi e il sistema formativo.

Rete:
- Coordinarsi e mettere in rete la scuola pubblica per fronteggiare l’insuccesso scolastico e sensibilizzare il territorio.
- Migliorare le sinergie territoriali per fornire ai giovani buone basi professionali e culturali.
- Prevedere figure di supporto psicologico per i ragazzi.

 

STRUMENTI

- Creazione di un TAVOLO interistituzionale di concertazione finalizzato al miglioramento degli interessi collettivi e a un’offerta formativa qualificata per il territorio.
- Istituzione di un DISTRETTO culturale e artistico.
- Attivazione di un LABORATORIO dedicato alla formazione e all’aggiornamento dei docenti.
- Attivazione di un PORTALE del sistema formativo del territorio.
- Sviluppo e potenziamento del CENTRO SERVIZI E RISORSE.

   
 
Sintesi
lavori